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Buongiorno a tutti,
Ferdinando Salamino è tornato e lo fa in gran stile!
Oggi vi parlo di:
~Il margine della notte
~Autore: Ferdinando Salamino
~Genere: Noir psicologico
~Collana: Ombre
~Casa editrice: Golem edizioni
~Pagine 212
~Prezzo: 16 euro
~Disponibile in libreria dal 30 gennaio 2020
~Trama:
Michele Sabella si è lasciato alle spalle l’Italia, un padre ergastolano e un segreto di sangue. Tutto ciò che desidera è occasione per ricominciare e quella sonnolenta cittadina delle Midlands inglesi, con il suo dipartimento di polizia in cui nessuno indaga mai su nulla, sembra il luogo perfetto per dimenticare ed essere dimenticato.
Quando però Paulina Szymbova, immigrata polacca con problemi di droga, viene trovata morta nel suo appartamento con un biglietto di addio nella mano, Michele si convince che l’apparente suicidio nasconda qualcosa di più di un semplice atto di disperazione. Contro il parere dei colleghi e dei superiori, intraprende un’indagine solitaria che lo condurra oltre le tranquille e rispettabili apparenze della città, nelle sue viscere colme di odio e violenza. Mentre nel ghetto di Merchant Court giovani immigrate continuano a scomparire e a morire, Michele è costretto a domandarsi, ancora una volta, quanto sia sottile la linea che lo separa dai mostri a cui dà la caccia.
~Considerazione personale:
Parlare del ritorno di Michele Sabella non è facile, perché è una lettura ricca, per me molto attesa e il timore di rivelare troppo è dietro l’angolo.
La definirei una lettura destabilizzante, ecco il termine giusto. All’inizio vi troverete quasi spaesati, a domandarvi se l’uomo difronte a voi sia lo stesso che ricordavate. Ma niente è come sembra in questo libro, vi avviso, anche il più piccolo particolare può fare la differenza.
Lo scenario si sposta in Inghilterra, con un salto temporale importante rispetto al primo volume: Michele qui è un uomo integrato, lavora come agente della sezione hate crimes (volta a prevenire e indagare sui crimini legati all’odio raziale), ha dei colleghi, un partner, Kane, vive con la sua Elena.
Trascorre la sua vita, fatta di normalità e di casi su nessuno mai indagherà sul serio. Questo finché il ritrovamento del cadavere di una donna nel suo appartamento non scoperchierà, in realtà, un vero vaso di Pandora.
Tra incursioni di gruppi neo razzisti, sparizioni di altre ragazze, morti, interrogatori e buoni samaritani, Michele si troverà da solo alla ricerca di una verità che apparentemente non ha una soluzione, almeno fino al momento in cui troverà conforto e sostegno proprio nel suo demone interiore di cellophane che lo porterà ad aprire gli occhi.
Non voglio aggiungere molto sulla trama, perché dovrete raccogliere poco a poco i pezzi e comporre, alla fine, il puzzle che vi darà il quadro completo.
La narrazione si svolge su due piani temporali in contemporanea: quello legato alle indagini, a Michele e alla sua vita e quello legato al personaggio di Maya, una ragazza fragile e spezzata a passo da una decisione irreparabile. Sarà l’intervento di un angelo salvatore a condurre la sua vita in una direzione del tutto inaspettata…
Si rileva interessante anche lo scorcio che l’autore ci dà della sfera personale di Michele, legata alla sua relazione con Elena: farete i conti con quel senso di colpa che porta a odiare chi ti ha salvato, nonostante in realtà sia solo odio per se stessi. Lei, infatti, non capisce come il suo compagno sia riuscito a guardare avanti senza rimorsi e possibilità di piangere per i morti causati, non comprende come lui abbia costruito una quotidianità stabile, normale. È bloccata, sentendosi obbligata a provare rimorso per entrambi, ad odiarlo per mascherare ciò che prova contro se stessa.
Elena è uno dei personaggi più complessi e ben costruiti: le sue apparizioni calibrate, il ruolo essenziale e le sue riflessioni riescono a colpirmi sempre.
E cosa accadrebbe se anche lei sparisse nel nulla nel bel pieno delle indagini? Beh, dovrete scoprirlo da soli.
Tutto farà parte di una mappa in cui le strade dei vari personaggi si intersecheranno e si sovrapporranno tra loro. Leggete fino all’ultima pagina: tutto apparirà chiaro e sorprendente.
È il secondo romanzo che ho la fortuna di leggere di questo autore e vi confesso che riesce sempre a incantarmi con la sua prosa elegante, ricca di immagini, metafore, e allo stesso potente e cruda, capace di lasciarvi a boccheggiare.
I temi sono molteplici e conducono a una infinita di riflessioni: senza spoilerare nulla si affronta il tema dei rapporti familiari e dei traumi che ci portano a compiere determinate azioni e scelte; si parla di apparenza: a mio avviso, Michele non si mostra per quello che è con chi lo circonda, con i colleghi, neppure con Elena, riesce a mostrare il suo vero io solo nell’attimo in cui si arrende e ammette di aver bisogno del suo demone di cellophane per proseguire. È come se il carnefice diventasse salvatore, e viceversa, il salvatore carnefice, in uno strano gioco delle parti che lo riporta indietro, a compiere azioni che non lo rendono dissimile al mostro a cui sta dando la caccia, forse proprio a causa della sua “condanna”: il karma di essere tradito sempre e comunque nonostante il tentare.
È un affresco della società in cui l’odio, la manipolazione, il degrado sociale di alcuni quartieri lasciati a se stessi la fanno da padroni, dove le forze dell’ordine fingono di agire, ma voltano lo sguardo per biechi interessi. Si parla di droga, paura, disperazione mista all’inutilità di un esistenza quasi già segnata. Si parla di sentimenti, in eccezioni differenti (gratitudine, speranza, paura, finzione, disperazione), di tradimento e ribaltamento delle proprie convinzioni.
Potrei parlarvene per ore di tutte le considerazioni che scaturiscono da questa lettura, vi accorgerete dello spessore e dello studio che c’è dietro e resterete impigliati dalla sostanza e dalle sensazioni contrastanti che tirerà fuori.
~Lo consiglio a:
Chi ama le storie che scavano in profondità, che sanno coinvolgere e rendere partecipi a prescindere.
Non è adatta ai deboli di cuore, per rigore di cronaca vi avviso che sono presenti delle scene forti che contestualizzano i personaggi e la situazione di degrado che vivono.
Spero non vi farete scoraggiare perché ne vale la pena.
Ringrazio la casa editrice per la possibiltà della nuova collaborazione, l’autore che si è fidato nuovamente del blog (so che scherzosamente l’ho tirata per le lunghe in queste settimane tenendolo sulle spine: chiedo venia ma non troppo!) e tutti voi che ci leggete.
Non fatevi scappare questo gioiellino e se non avete letto il precedente volume, il kamikaze di cellophane, vi invito a correre a recuperarlo!
Spero di aver saputo rendere l’idea di cosa vi aspetta.
Non mi resta che rimandarvi al prossimo viaggio.
A presto.